Oggi vi proponiamo un’intervista (scritta e senza tagli) a Valeria Fieramonte: laureata in filosofia e membro dell’UGIS.
Non perdetevela!
1) Cos’è per lei la scienza? E’ cambiato questo concetto rispetto a come la concepiva da bambina? – La scienza è un metodo di pensiero purtroppo poco frequente nella popolazione.
Consiste in una vera conquista del pensiero umano: la curiosità intellettuale circa l’ignoto è suffragata da basi sperimentali verificabili, senza le quali le ipotesi di ricerca cadono. Consiste anche nella comprensione di che cos’è una probabilità statistica, e nella percezione che l’universo è molto più complesso di quanto riusciamo a immaginare e capire.
Qualcosa di molto diverso dalla politica, in cui conta il gioco degli interessi e dove in genere vincono gli interessi più potenti ed economicamente più suffragati dal potere dominante.
Tuttavia la scienza non è neutra perché purtroppo il gioco degli interessi di parte influisce anche qui, e la determinazione degli indirizzi di ricerca può essere perfino perversa ( vedi per esempio le armi chimiche) o sbagliata ( vedi continui suffragi alle lobbies petrolifere).
La scienza ecologica è tra tutte la più difficile, perché il campo dell’esperienza è il mondo intero e il suo funzionamento. Da bambina volevo fare lo scienziato in botanica e zoologia ( qualsiasi cosa volesse dire), ma le scuole italiane hanno un indirizzo fortemente classico letterario, nessuno ha coltivato questa mia predisposizione e per di più io dovevo sbrigarmi a laurearmi, dovevo lavorare durante l’università, perciò poi ho scelto filosofia.
2) Come si è avvicinata all’ecologia? – Da quando ho conosciuto Laura Conti: avevo sedici anni, dunque tanto tempo fa. Ma solo dopo il 2009, data della COP 15 che si è tenuta a Copenaghen, mi sono riavvicinata all’attivismo su questi temi. Pensavo che la COP 21 di Parigi, anni dopo, nel 2015, fosse di decisiva importanza, ma così non è stato.
3) Come rimane al passo coi tempi, ergo come e dove si informa? Secondo lei come si riconosce una fonte attendibile? Che ne pensa di Wikipedia? – Leggendo moltissimo, e quasi solo saggi scientifici. Le fonti attendibili è facile riconoscerle se si conosce già l’argomento di riferimento. Un bravo giornalista scientifico deve saper capire da sé cosa è fuffa e cosa non lo è. E ovviamente deve leggersi i saggi scientifici in uscita, almeno i più importanti.
Non conosco Wikipedia. Le rare volte che l’ho consultata l’ho trovata piena di errori anche irritanti, perciò non è una fonte di cui mi avvalgo.
4) In ambito lavorativo qual è la sfida più grande che ha in questo momento e come ha intenzione di affrontarla? – Ormai data l’età sono in pensione. Tuttavia continuo a collaborare con i soliti siti internet che non pagano mai, ma solo quando penso che una cosa è molto interessante e mi accorgo che viene ignorata. La sfida più grande è cercare di divulgare l’ecologia, evitando il sistematico gaslighting della concorrenza.
5) Qual è il suo libro preferito? – Sono moltissimi, per fortuna. E’ difficile scegliere. Mi piacciono per esempio i libri di Giovanni Caprara sullo spazio, mi è piaciuto molto, anni fa, il libro di Douglas Hofstadter ‘ Godel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante’. Per stare a testi più recenti trovo divertentissimo ed eccellente il libro di Jorge Cham e Daniel Whiteson ‘Non ne abbiamo la più pallida idea’. E’ la fisica spiegata al suo meglio, dei veri divulgatori!
E poi tutti i 26 libri di Laura Conti.
6) C’è qualcuno al quale dedicherebbe la sua carriera? – Non pensavo foste così romantici.. Sicuramente Laura Conti. Ma non ho fatto nessuna carriera, in compenso mi sono molto divertita.
7) Ha dei consigli per dei giovani che vogliano intraprendere la carriera di giornalista scientifico? – Mi pare che l’inquinamento da sostanze antropiche e il cambiamento climatico dovrebbero essere in cima all’agenda di tutti. Se lavorerete nel settore chimico dovrete assolutamente attrezzarvi per produrre sostanze che siano biodegradabili. Seguire insomma l’esempio di Catia Bastioli e dei chimici che hanno capito il problema. Vi consiglio anche il mio libro, che è il riassunto del pensiero geniale in ecologia di Laura Conti e fa anche la storia dell’ambientalismo italiano a partire dagli anni ‘80. Il pensiero della Conti è quanto di meglio c’è, ancora oggi, per capire il problema. Non ho consigli da dare, se non quello di cercare di mantenere onestà professionale e curiosità intellettuale in un mondo che certo non favorisce queste doti. Mi auguro che il SarsCov2 abbia stimolato la curiosità scientifica di molti e che si crei un maggiore spazio per la stampa scientifica. Alla fine del ‘900 c’era, si erano aggiunti sempre nuovi inserti di infoscienza, ma poi è stato raso al suolo anche dalla crisi dell’editoria.