Per IL LUNEDì CI RIMANGO DI SASSO parleremo del blu Maya.
Il Blu Maya è un pigmento a base di indaco, un colorante di natura organico non utilizzabile in pittura. I suoi primi utilizzi sono attribuiti ad una civiltà vissuta nei pressi dello Yucatàn e risalgono al 300 a.C. Venne ridentificato solo nel 1931 e destò grande stupore fin da subito per via delle sue ottime qualità.
I Maya riuscirono a risolvere il problema dell’utilizzo dell’indaco nella pittura, cuocendo il colorante derivante dall’indigofera tinctoria su una matrice a base di palygorskite (o attapulgite), un’argilla (fillosilicato) che proprio grazie alle caratteristiche intrinseche alle argille (possibili legami con il colorante) ed alla forma dei suoi minerali che formano lunghi canali permettono di intrappolare saldamente il colorante. Il pigmento ormai a tutti gli effetti era mischiato anche al copale.
Questo pigmento è incredibilmente resistente agli attacchi acidi, alcalini e al biodegrado infatti non è presente nessun solvente classico moderno capace di attaccarlo.
Un problema fondamentale di questo pigmento è proprio come fosse prodotto in antico poiché non sono pervenute fonti scritte a riguardo, esistono però due possibili metodi, uno a secco che prevede il riscaldamento del prodotto della macinazione degli ingredienti, l’altro è più affine alla produzione di un colorante e cioè la sospensione dell’argilla in una vasca con indaco.
Immagine
http://www.latinamericanstudies.org/maya/Jaina-blue-3.jpg